Servire è regnare?

OGGI DOMENICA XXVII

Abacuc 1, 2-3: 2, 2-4; Salmo 95; 2 Timoteo 1, 6-8. 13-14; Luca 17, 5-10.

 Servire è regnare?

Quando Gesù propose ai discepoli di perdonare sempre, suscitò nel gruppo degli apostoli una presa di coscienza delle loro difficoltà, e perciò gli domandano: Accresci in noi la fede! Il Maestro risponde con immagini del mondo agricolo: Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe. La forza della fede è evidenziata sia dal paragone paradossale ma efficacissimo del gelso, sia dal granellino di senape, che è veramente piccolo (Mc 4, 31) ma è soprattutto un seme tale da crescere fino a diventare un albero che ospita nidi di uccelli fra i suoi rami (Lc 13, 19). La fede si misura con la qualità che Dio dona ai suoi servi fedeli. Questo è il valore della parabola dei “servi inutili”, che è da intendere come “semplici servi” o “di poco conto”, perciò non necessari. Il discepolo, maturato come apostolo, cioè inviato a portare il buon annuncio del Regno, deve fare quanto gli è stato comandato e non dimenticare mai, però, che la conversione dei cuori appartiene esclusivamente a Dio.

Pochi cristiani hanno costantemente sentito il peso della propria pochezza e miseria come Papa Giovanni XXIII, eppure quante realizzazioni straordinarie il Signore ha compiuto attraverso la sua disponibilità, aperta a tutti. Il rapporto con Dio coinvolge tutta la persona ed il servizio è la risposta del figlio fedele, che compie con gioia la volontà del Padre. Il Concilio Vaticano II affida a tutti i cristiani il compito di dilatare il Regno di Dio “servendo a Cristo anche negli altri, con umiltà e pazienza per condurre i loro fratelli a quel Re, servire al quale è regnare”. Il regnare significa innanzitutto servizio al prossimo per costruire “il regno della giustizia, dell’amore e della pace” (LG 36).

Paolo VI con una folgorante intuizione commenta: “Servire Deo regnare est: non è questo un semplice proverbio ascetico; è la sintesi d’una metafisica religiosa, la quale discopre la sua ragionevolezza, anzi la sua beatitudine”. C’è bisogno di una radicale trasformazione nel pensare (metafisica) e nell’agire dei cristiani. Tutti gli evangelisti si sono preoccupati di trasmettere lo Spirito di Servizio, che ha qualificato la vita di Gesù, contrapposta a quella dei cosiddetti grandi o “benefattori” del sistema di potere mondano, che si infiltra anche nella Chiesa: “Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mt 20, 26-28).

Vivendo così noi realizziamo un regno di servitori, già annunciato da 1Pietro 2,9 con l’espressione regale sacerdozio di tutti i fedeli seguaci del nostro Re.

Don Domenico Salvador

Potremmo aggiungere il proverbio brasiliano: Quem não vive  para servir, não serve para viver (Chi non vive per servire, non serve per vivere).

O anche la poesia:  Vivevo e sognavo che la vita era gioia.

Mi svegliai e vidi che la vita è servizio.

Ho servito e visto che servizio dà gioia!