QUALE CULTURA? INCONTRO CON LA VITA

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A distanza di molto tempo, dopo aver attraversato un lungo periodo nella scuola come studente ed insegnante, mi ritrovo a rivivere  direttamente l’esperienza della “cultura” in una associazione del nostro territorio. E mi sto chiedendo,  a volte con insistenza, se questo possa avere un grande significato ed essere in relazione con i veri problemi della vita, se valga la pena ad essere ancora studenti, soggetti, come si usa oggigiorno, alla formazione continua.

Il significato della “cultura” non ha confini, è  indefinito, è soggetto a  numerose interpretazioni. Per alcuni studiosi tutto è cultura, nessuna manifestazione dell’uomo può sfuggire ad essa. Le stesse espressioni materiali, come le abitudini culinarie, il vestire, i gesti ed i comportamenti della vita quotidiana appartengono al dato culturale. Si può dire ancora di più: lo stesso pensiero e le manifestazioni dello spirito, quali la religione e l’arte, non possono essere sganciati dai condizionamenti culturali, anzi esiste tra tutti questi elementi una dipendenza circolare e ciò costituisce la stessa vita. Negli ultimi tempi siamo particolarmente consapevoli di questo fenomeno: basta guardarci un po’ d’intorno, vedere quanto succede nel nostro territorio, constatare la diversità delle opinioni, dei costumi, delle tradizioni, delle credenze e degli stessi valori a cui le persone si affidano. Non si tratta solo di elementi individuali, ma di aspetti collettivi che appartengono a gruppi di persone, a delle comunità, a movimenti più o meno consistenti  di idee e di interessi. La loro origine si perde, a volte, nella notte dei tempi.

Con questa realtà tutti dobbiamo i conti, accettare il confronto, soprattutto nel contesto attuale multiculturale e multietnico a tutti noto. Una sfida questa, non astratta e accademica , ma estremamente reale e concreta, in quanto il fenomeno culturale è intimamente legato ai problemi esistenziali.

La cultura unisce, ma anche divide, oppone resistenza alle forze esterne, pur in continuo movimento e trasformazione, come dimostra la storia passata e presente. Il suo cammino  viene deciso in gran parte dalla volontà dell’uomo, dalla forza della ragione e dalla fede in grandi valori.

Tutto questo vale anche per le manifestazioni più inconsapevoli della cultura.

Ma che dovrà fare un Centro culturale? Ritirarsi con dignità nel proprio privato a caccia di temi sublimi? “Otium cum dignitate”, come dicevano gli antichi (Cicerone, De oratore, 1,1,1)? Oppure entrare nel mezzo dell’agone, proporre forti riflessioni sui temi più scottanti  non rifuggendo dall’attualità? Penso  che sia più congeniale dare una risposta a questo secondo interrogativo. Dio ha dato all’uomo un volto sublime, rivolto al cielo dicevano ancora gli antichi : “Os homini sublime dedit” ( Ovidio, Metaformosi, 1,85), cioè in grado di comprendere il proprio agire, di stabilire punti di incontro nel modo di ragionare, di creare condivisione e vera “agape”, come dall’enciclica di Benedetto XVI.

Fare attività culturale è soprattutto incontro con la vita.

Nella mentalità cristiana la riflessione e la consapevolezza stanno ai primi posti. Non siamo posti a vivere sotto dettato, a comportarci come automi. ”…fatti non foste a viver come bruti/ma per seguir virtute e conoscenza”, disse  Dante. Credo che il compito di riflettere, di utilizzare il pensiero buono, una fede sincera e consapevole, ci sia stato affidato dalla forania di Conegliano che ancora nel 1993 pose in essere il centro culturale “Humanitas”. Anche il papa attuale Francesco ci sollecita di andare verso un futuro nuovo pur difficile. Ci aspetta il mondo delle periferie, di coloro che pensano diversamente da noi, l’impegno di stabilire un forte contatto con i giovani e con le scuole,  di allargare i confini delle nostre attività, di essere una presenza viva nel territorio. Negli incontri serali, circa 6, abbiamo posto come tema di riferimento la felicità, che verrà declinato in alcune particolari esperienze di vita. Ad essi si affiancano il  tradizionale corso biblico, i ricorrenti incontri con i giovani e tra i soci del Centro, il concorso con le scuole, gli appuntamenti radiofonici, altre iniziative  in collaborazione  con associazioni ed enti del territorio.

Il Centro culturale “Humanitas” non realizza solo delle attività, ma favorisce le relazioni tra le persone ed i gruppi operanti nel territorio, vuole essere un sostegno forte e produttivo alle parrocchie, senza il cui aiuto non potrebbe continuare il proprio lavoro. Pertanto ai parroci, ai collaboratori e a tutti coloro che, come sponsor, amici e simpatizzanti,  offrono il loro contributo, va la gratitudine più viva e sincera.

A volte i gesti ed i sentimenti valgono più di un lungo discorso. Questa sera, mentre viaggiavo in auto verso casa, ho sentito per radio che Papa Francesco aveva fatto una carezza al pancione di una donna in attesa. Guardando il cielo terso ed illuminato dal tramonto, vidi lunghi nastri di nuvole dorate che attraversavano l’azzurro. Mi sembrò che il gesto papale fosse stato scritto lassù, in cielo.

 

Conegliano, 18 settembre 2013

Il Presidente

Luigi Floriani